A Genova con Libera
Il nostro sabato diverso incomincia alle sei trenta: è l'ora stabilita per salire sul pullman che ci porterà a Genova, per partecipare alla diciassettesima edizione della Giornata della memoria e dell"impegno in ricordo delle vittime della mafia, promossa da "Libera". Arriviamo in una città terribilmente grigia, ma colorata di bandiere, striscioni, giovani, tanti giovani da tutta Italia e non solo. Si parte finalmente dopo le nove e trenta, da Piazza della Vittoria: è un corteo infinito a tratti allegro, composto, vivo. Dopo circa due chilometri l'arrivo al Porto Antico. A Porta Siberia, sul palco, il momento più toccante la lettura dei nomi delle vittime delle mafie dal 1893 (Emanuele Notarbartolo) al 2011 (Carlo Canavacciuolo) e le parole dei parenti. Due frasi in particolare, tra le tante ascoltate ci hanno colpito: "La responsabilità della memoria" e "Libera è stata la famiglia che la mafia ci ha tolto". Duro l'intervento conclusivo di don Ciotti, fondatore di "Libera": "Le parole sono stanche, vogliamo vederle tradotte"... e "I due doni della democrazia, dignità e giustizia, sono vanificati senza impegno e responsabilità". Vogliamo terminare con le parole di una giovane coraggiosa, poco più grande di noi: Rita Atria, a cui la mafia ha preso i suoi sogni : "Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare? Forse, se ognuno di noi prova a cambiare, forse, ce la faremo".